Il lavoro di Kengo Kuma parte da un paradosso: “voglio cancellare l’architettura“. Si sviluppa attraverso l’elezione di un materiale; prosegue con l’adozione di gesti che mirano a tagliare, spezzettare, sbriciolare, finanche fare a strisce sottilissime il materiale prescelto che informa la sua architettura monomaterica. Infine i pezzi, resi della giusta misura, si disintegrano visivamente in particelle producendo effetti ipnotici. L’ipertrofia dell’oggetto è negata, favorendo al suo posto un fenomeno, come quello dell’arcobaleno: leggere, delicate particelle che fluttuano nell’aria. Kuma vuole dimostrare che tutto quello che noi percepiamo non sono oggetti ma fenomeni. La cultura occidentale, fortemente orientata all’atto del vedere, matura l’illusione che la percezione dipenda dall’esistenza delle cose, e considera il mondo una collezione di oggetti. Oggi, comunque, non è affatto facile dissolvere l’oggetto. Non importa quanto ricca sia la qualità tattile di un materiale, se appare come una massa esso non cambia espressione. Al contrario, una volta ridotto in particelle diventa effimero. A un improvviso mutamento di luce, o a causa dello spostamento dell’osservatore, la materia si disperde come una nuvola e aleggia come foschia. I progetti di Kuma sembrano incompiuti, posseggono la qualità di lasciare frammenti non dichiarati, o non realizzati, puntando al suo potenziale di completamento ed elaborazione.

Paesaggio come tessuto di particelle / Spita, Leone. - (2019), pp. 183-189.

Paesaggio come tessuto di particelle

leone spita
2019

Abstract

Il lavoro di Kengo Kuma parte da un paradosso: “voglio cancellare l’architettura“. Si sviluppa attraverso l’elezione di un materiale; prosegue con l’adozione di gesti che mirano a tagliare, spezzettare, sbriciolare, finanche fare a strisce sottilissime il materiale prescelto che informa la sua architettura monomaterica. Infine i pezzi, resi della giusta misura, si disintegrano visivamente in particelle producendo effetti ipnotici. L’ipertrofia dell’oggetto è negata, favorendo al suo posto un fenomeno, come quello dell’arcobaleno: leggere, delicate particelle che fluttuano nell’aria. Kuma vuole dimostrare che tutto quello che noi percepiamo non sono oggetti ma fenomeni. La cultura occidentale, fortemente orientata all’atto del vedere, matura l’illusione che la percezione dipenda dall’esistenza delle cose, e considera il mondo una collezione di oggetti. Oggi, comunque, non è affatto facile dissolvere l’oggetto. Non importa quanto ricca sia la qualità tattile di un materiale, se appare come una massa esso non cambia espressione. Al contrario, una volta ridotto in particelle diventa effimero. A un improvviso mutamento di luce, o a causa dello spostamento dell’osservatore, la materia si disperde come una nuvola e aleggia come foschia. I progetti di Kuma sembrano incompiuti, posseggono la qualità di lasciare frammenti non dichiarati, o non realizzati, puntando al suo potenziale di completamento ed elaborazione.
2019
Ecologia ed estetica nel progetto di paesaggio
9788825525977
paesaggio; architettura; sostenibilità; Giappone
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Paesaggio come tessuto di particelle / Spita, Leone. - (2019), pp. 183-189.
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Note: Questo volume raccoglie le riflessioni presentate e maturate in quell’occasione di confronto transdisciplinare alla quale hanno partecipato attivamente studiosi, docenti e dottorandi chiamati anch’essi a proporre un proprio punto di vista originale. Coordinatore del Dottorato Ne emerge un panorama di sicuro interesse ricco di stimoli e di sfaccettature interpretative diversamente convergenti che, lungi dal proporre sintesi, costituisce un ulteriore momento di chiarificazione degli obiettivi da perseguire.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1344105
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